Re: LA TUNICA STRACCIATA - Tito Casini
Publié : dim. 26 juil. 2020 11:49
«Sì, tu sei ciuco», voi avete detto al popolo, al nostro popolo, col vostro 7 marzo: «ciuco, senza tua colpa, e al ciuco non giova scuola, per cui noi non ci confonderemo a istruirti, a spiegarti che cosa significhino certe cose, anche se all'apparenza facili, specie per te ciuco italiano. Ai ciuchi si dà la paglia e noi te la diamo, imponendo per altro a tutti lo stesso foraggio. Non più dunque - uscendo dal figurato e principiando dal principio - In nomine Patris... che tu non sai né puoi saper come si traduca, ma «In nome» (anzi «Nel nome», per farti subito gustare il genere di paglia, un po' grossa, per te preparata), come non sai né puoi saper che Confiteor vuol dire «Confesso», che Gloria vuol dir «Gloria», Deo gratias vuol dir «Grazie a Dio», Credo vuol dir «Credo», Sanctus vuol dir «Santo», Pater noster, «Padre nostro», Agnus Dei, «Agnello di Dio» (da non confondersi con l'abbacchio), non sum dignus, «non son degno», Ite, in ultimo, «andate» («in pace», abbiamo aggiunto per te, ma attento a non sbagliare indirizzo!) e scusaci se per evitar quiproquo abbiamo lasciato in latino due parolette che ai tuoi orecchi di ciuco potevano parer, tradotte, un'imprecazione... Tu sei ciuco, caro popolo, e in considerazione di questo non abbiamo badato né alla grammatica né, tanto meno, all'estetica, alla poesia, alla bellezza, cose che non si mangiano e di cui tu ridi, come noialtri. Che ne sai tu, per esempio, ossia che t'importa della consecutio temporum? Passato prossimo o passato remoto per te fan lo stesso (salvo agli effetti del mangiare), e così, con buona pace della sintassi, noi ti facciamo caracollare fra l'uno e l'altro: «discese dal cielo... s'è fatto uomo ... fu pure crocifisso» (tra l'altre cose!) «è risuscitato...» Item, che differenza c'è, per te, che non ce la faresti certo a capire che cosa significhi «in unitate», fra il dire «nell'unità», come par che voglia la teologia, e il dire «in unione», come abbiamo riformato noialtri? A ogni buon conto, noi rammentiamo all'Eterno Padre, in una piccola parentesi, che anche Gesù è Dio («in unione col tuo Figlio, che è Dio»: non manca che il «pure») e la dolcezza della parola «Salvatore», seguita dalla parola «Padre», non ci toglie di vedere in Lui quasi un colonnello al cui ordine si deve scattare e dir signorsì: «Obbediente al comando del Salvatore...»
Chi salva non comanda: ama - ammonendo, per amore, e ammaestrando - e chi è salvato non obbedisce: riama, che include il più perfetto obbedire; e permettete, Eminenza, questo raglio in mezzo al vostro discorso, per dirvi che anche i ciuchi... eh, via, non esageriamo! e io vi assicuro, Eminenza, io che facendo parte del branco ne sono, qui, il portavoce, che le cose stanno esattamente all'opposto: il popolo sente, e in verità non ci vuol molto, la «barbarie», la «bruttezza inammissibile, intollerabile» della «messa nuova», riformata, la bellezza di quella che gli avete portato via... senza la malizia, sia detto, dell'antiquario o del pataccaro nei riguardi dell'inesperto campagnolo, non percependo voi stessi il valor del baratto.
Vivaddio, il vostro antesignano Scipione Ricci (come i protestanti, del resto) aveva barattato il latino con un volgare, per quei tempi, assai meno volgare del vostro, e nondimeno voi sapete come venne accolta dal popolo la sua messa: coi randelli e l'aut-aut, gridato sotto le finestre dei preti: «O Messa antica o bastonate nuove!» Quei preti preferirono la Messa antica; non tanto, forse, per le minacce quanto perché videro, in atto, la bruttezza e gl'inconvenienti della riforma... e lasciate che divaghi, a questo proposito, per raccontarvi quel che successe in una di quelle chiese dove la riforma, appoggiata come si sa dal Granduca, era comunque entrata in vigore.
Continua...